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Buone Feste!!!

24 Dic

Tutto il meglio in questo 2014 che arriva, sono i auguri di Zibaldone di coseCartolina2013

Mostra collettiva di fine anno: IL PIACERE DEGLI OCCHI

10 Dic

Vi aspettiamo nel laboratorio “Zibaldone di cose” (www.zibaldone.eu) per l’inaugurazione della mostra di pittura e fotografia IL PIACERE DEGLI OCCHI con la quale concluderemo il 2013.

Parteciperanno tutti gli artisti che hanno esposto le loro opere nel corso dell’anno: Cristina Armeni, Elisabetta Pizzichetti, Teresa Mancini, Darragh Henegan, Francesca Caracciolo, Cinzia Beccaceci, Miguel Angel Giglio.

Venerdì 13 Dicembre dalle 18,30.

Nel corso della mostra vi offriremo il  solito aperitivo, e anche la possibilità di interagire con le opere, vincendo simpatici premi.

“Zibaldone di cose” è nel quartiere San Lorenzo, in Via dei Marsi 1-3, angolo con Via di Porta Labicana. di fronte alle mura.

A presto!

Miguel Angel Giglio Bravo

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Mostra: RAMBLING OBJECT gioielli & foto

18 Giu

Vi aspettiamo nel laboratorio “Zibaldone di cose” (www.zibaldone.eu) per l’inaugurazione della mostra di gioielli & foto “RAMBLING OBJECT” degli artisti Teresa Mancini e Antonio Picardi questo Giovedì 20 Giugno dalle 18,00.

 

“Zibaldone di cose” è nel quartiere San Lorenzo, in Via dei Marsi 1-3, angolo con Via di porta Labicana. di fronte alle mura.

Attraverso la nuova collezione, orecchini e collane in argento, Antonio Picardi, Testimonial per il portale Giovani Stilistiwww.giovanistilisti.it, luogo di incontro dedicato a chi desidera entrare nel mondo della creatività, inaugura con Teresa Mancini presso Zibaldone laboratorio d’arte a Roma, la mostra Rambling Object – gioielli&foto, la prima di una serie di appuntamenti dedicati ai nuovi nomi della moda e del design.

 

Antonio Picardi: “La madreperla, il corallo e l’argento sono materiali della tradizione artigianale del territorio in cui opero, ma che recupero in una lettura contemporanea. Traccio segni minimi, quasi precari. Di/segni da indossare, oggetti che dialogano con il corpo perché ispirati a forme organiche ripensate in forma di gioiello.”  Picardi si muove con agilità tra i territori dell’arte e della grafica, campo quest’ultimo nel quale l’artista è professionalmente impegnato. Non è da trascurare del resto nella sua esperienza creativa la quotidiana consulenza per l’immagine, dal momento che emerge, con piena consapevolezza, nei suoi lavori, non solo l’attitudine al rigore compositivo, quanto all’uso del segno-disegno che lo conduce al raggiungimento della forma. Forme che l’artista lascia levitare ora sulla superficie della carta, ora su altri supporti, come in questo caso l’argento. Forme dettate da un’elaborazione che risponde alla necessità di raccontare o, ancor meglio, di costruire un processo narrativo il cui confronto stringente è con la natura.

Alla ricerca di Antonio Picardi, in questa mostra si associa lo sguardo fotografico di Teresa Mancini, che attraverso immagini oniriche, in equilibrio tra tenue colore e bianco e nero,  sottolinea la purezza e l’essenza del segno dei gioielli di Picardi. La scelta di un ambiente pervaso di luce e di luoghi d’ombra leggeri, di inquadrature azzardate dove la presenza umana, apparentemente sfuggente o al contrario assai presente, altro non è che l’escamotage per catturare l’attenzione dello spettatore e ricondurlo con lo sguardo sul gioiello.  Il risultato è un gioco seduttivo di sguardi e presenze, di oggetti indossati e di immedesimazione vissuta.

ANTONIO PICARDI

Antonio Picardi nato a Napoli nel 1952, dove vive e lavora, è docente di Discipline Pittoriche presso gli Istituti superiori di Istruzione Artistica. Si occupa di grafic design e didattica dell’arte contemporanea. È consulente per la grafica e la pubblicità per le gallerie Annarumma, Umberto di Marino, Dino Morra di Napoli e Studio Arte Fuori Centro di Roma. È tra i fondatori del codice EAN, associazione per l’arte contemporanea, Napoli. Il suo lavoro ruota intorno al rapporto arte e grafica, arte e design. Molte le sue esposizioni sul territorio nazionale nelle quali si propone con soluzioni che incrociano il sottile filo che lega tra loro le differenti discipline, giungendo a sperimentazioni che assumono, di volta in volta, la forma oggettuale di libri d’artista, gioielli, piccoli oggetti luminosi o grandi pagine disegnate. Attualmente è impegnato nel completamento di un lavoro per la MetroNapoli- Napoli nord, stazione di Melito.
e-mail: antoniopicardi@virgilio.it

TERESA MANCINI

Teresa Mancini, fotografa professionista iscritta all’Associazione Nazionale Fotografi Professionisti Tau Visual, diplomata sia allo IED dipartimento di Fotografia sia presso l’Istituto di Stato per la Cinematografia e la Televisione Rossellini. Dal 1998 regolarmente iscritta a ruolo, si occupa anche di attività commerciale. Nel 2001 è cofondatrice dell’Agenzia di Comunicazione Bycam Srl, nella quale porta le sue competenze in campo fotografico e commerciale; da qui prende vita il progetto Giovani Stilisti, Portale dedicato ai designer emergenti.
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Mostra fotografica “L’immagine latente”

3 Mar

CartolinaTer.indd“L’immagine latente”

Il lavoro fotografico di Teresa Mancini rientra, a pieno titolo, in una nuova filosofia della fotografia che si è andata affermando negli ultimi anni. Vale a dire quella tendenza scaturita dall’avvento del sistema digitale, nonché dall’irruzione sulla scena di un considerevole numero di autrici donne; grazie a queste, e non agli autori uomini, oggi possiamo leggere nuovi linguaggi fotografici e spingerci verso territori dell’immagine un tempo sconosciuti. Operazione tutt’altro che semplice e spesso priva della necessaria lucidità: se da un lato è più facile superare la “tirannide” maschile del reportage, uguale per il ripetersi di guerre, violenze e catastrofi della natura, dall’altro il rischio è di rincorrere uno sperimentalismo che a volta finisce per fare il verso a se stesso.

La qualità, e il merito, delle immagini di Teresa Mancini non ricadono nella standardizzazione dello sguardo cui accennavo prima; ma trovano un loro raggio d’azione fotografico ben delimitato e per questo autonomo. L’intensa performance del mimo Romano Rocchi, forma il corpus di questa mostra dal titolo “L’immagine latente”.

Latente, quindi visibile-invisibile, perché è la velocità della luce o di un essere umano, a fornirci un infinito caleidoscopio di ricorsi e rimandi inconsci nel nostro osservare. Con un campo visivo misteriosamente alterato: il senso estetico delle composizioni di Teresa Mancini si concentra su una destabilizzazione di linee luminose o nella fuggevolezza dei movimenti del corpo. Lo sguardo rimbalza da una parte all’altra; non vi è più la classica profondità di campo di accademico precetto, ma l’osservatore è simmetricamente speculare all’unico piano focale dettato dalle vibrazioni della luce o della carnalità.

E’ fuor di dubbio che quest’uso del mosso riporta, per un’astrusa bizzarria della storia dell’immagine, agli intendimenti del fotodinamismo futurista o alla scrittura automatica (in questo caso della luce) dei surrealisti. Di certo è ancora troppo presto per storicizzare le nuove avanguardie dell’arte fotografica: ma se il problema della fotografia contemporanea è quello di saper creare “nuove fotografie”, l’opera di Teresa Mancini ne è interprete e protagonista, con un originalissimo picture style intriso di grande emotività.

Andrea Attardi

Fotografo – Docente di Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Roma

 

La mostra fotografica “L’immagine latente” viene presentata per la prima volta a Roma dopo essere stata a Pordenone, a Czestochowa, Polonia e a  Kormend, Ungheria.

 

Presentazione delle fotografie con performance del mimo Romano Rocchi (alle ore 19.00) accompagnato dal contrabbassista Cristiano Argentino Storino. 

Mostra di pittura e fotografia “Percorsi”

21 Gen
Invito alla mostra delle artiste Cristina Armeni ed Elisabetta Pizzichetti

Invito alla mostra delle artiste Cristina Armeni ed Elisabetta Pizzichetti

Italo Calvino scriveva che “ memoria ed oblio sono due entità complementari”, e in effetti se guardiamo le opere scelte per questa mostra, viene da dire che ognuna fa appello alla memoria familiare  e  allo  stesso tempo “al pozzo di oblio “da cui  le immagini   emergono  come spogliate d’ogni  determinazione. Seppure  tra loro differenti, le storie di queste artiste si incrociano e si sovrappongono, indicando una moltitudine di mondi dove regna la passione conoscitiva per le cose e il gusto divagante per il tempo illimitato. La storia dell’arte è ricca di immagini fotografiche memorabili, ma quelle realizzate da Cristina Armeni confermano il fatto che la scelta di un particolare figurativo o di un taglio compositivo, oltre  a testimoniare caratteristiche fisiche o percettive,  possono dare il senso di una compiutezza di un vissuto, di accadimenti e di attese, fino a comprendere orizzonti infiniti. E così  per le composizioni di  Elisabetta Pizzichetti, la quale nel suo garbuglio di tecniche, dall’olio al collage, dal  sapone modellato all’oggetto ritrovato, suggerisce una visione del mondo come “sistema di sistemi “ inestricabile e vario. Tanto è controllata e animata l’opera della prima artista, concepita nel rispetto di un’ esigenza primaria, quella di disperdersi   nell’infinitamente vasto  della  realtà per poi ritornare ad un spazio mentale  razionale e   nella  vertigine travolgente del dettaglio, quanto invece, disordinata e misurata quella della seconda, la quale  sembra  aver scelto come punto di partenza  un enunciato mirato, forse un  sogno o un’ ossessione,  che  approda ad una figurazione oscillante tra l’inverosimile e l’antica mitografia.   Tutto questo per entrambe,  inseguendo un gioco che fa dell’esercizio della tecnica  un processo serrato e  conosciuto, dove ogni  segno  diventa specchio di un modo di essere e sentire.

Rosanna Ruscio