Presentazione del Libro “Kamchatka” dell’autore argentino Marcelo Figueras.
25 FebLibro Argentino sulla vita di persone che devono nascondersi dal regime militare… Nasce da un film che l’autore, Marcelo Figueras ha scritto per primo anche se gia era in cantiere il romanzo,(http://www.lasinodoroedizioni.it/novita/libro/123/kamchatka) che ora viene presentato in italiano alla libreria Assaggi (V. degli Etruschi, 4, San Lorenzo, Roma) il 28 febbraio alle ore 19
il prof. Giorgio Stabile terrà quattro conferenze dedicate all’Album 2000
3 Feb
Nei prossimi quattro giovedì di Febbraio, alle ore 19.00 presso la Libreria Assaggi in Via degli Etruschi 4 a Roma, il prof. Giorgio Stabile terrà quattro conferenze dedicate all’Album 2000, edito dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana alla fine del secolo scorso come immagine retrospettiva del Novecento
L’Album 2000. Spazi Uomini Culture, costituito da due volumi contenenti circa 3000 immagini, fa parte dell’Appendice 2000dell’Enciclopedia Italiana che l’Istituto Treccani dedicò, in chiusura del XX secolo, alla civiltà del Novecento. L’Album si propose, attraverso un lungo discorso di immagini (con brevi didascalie e privo di testo), di illustrare spazi, uomini e culture del Novecento come in un film, secondo una sequenza di temi legati da un nesso non cronologico ma antropologico.
Nelle quattro conferenze a carattere seminariale e mediante proiezione su schermo delle sequenze dell’Album, Giorgio Stabile, già ordinario di Storia della Scienza all’Università La Sapienza e che dell’Album è stato ideatore e direttore, spiegherà e discuterà i molti aspetti, da quelli strettamente tecnici, a quelli culturali e teorici e, più in generale, ai più vasti temi della civiltà dell’immagine.
L’Album offre un discorso per immagini sul Novecento, con implicita l’idea che in un secolo coesistono tutti i secoli e che la storia di ogni secolo è comunque storia dell’insediamento dell’uomo sulla crosta terrestre. Le immagini non sono in serie cronologica o per discipline, ma per nuclei tematici che vanno dall’universo, alla biosfera, al territorio, all’insediamento umano, alle morfologie dell’abitare, ai modi del vivere e del convivere, sia come singoli sia come massa, fino alla morte e al lascito della cultura quale estremo segno impresso dall’uomo sulla Terra.
Convegno: Paul Celan in Italia 2007/2014. Un percorso tra ricerca, arti e media.
25 GenPaul Celan (23 November 1920 – c. 20 April 1970) was a Romanian speaking german poet and translator. He was born as Paul Antschel into a Jewish family in the former Kingdom of Romania (now Ukraine), and changed his name to “Paul Celan” (where Celan in Romanian would be pronounced Chelàn, and was derived from Ancel, pronouncedAntshel),[1] becoming one of the major German-language poets of the post-World War II era.
Maratona Zibaldone alla Sapienza questo Martedì 26…
25 NovVi aspettiamo all’Università di Roma “La Sapienza” – Facoltà di Lettere e Filosofia Martedì 26 Novembre – ore 16-19 Aula I
per festeggiare la prima traduzione integrale in inglese dello Zibaldone di Giacomo Leopardi, a cura di Michael Caesar e Franco D’Intino (New York / Londra, Farrar Straus & Giroux / Penguin, 2013).
Scrittori, critici e studiosi leggeranno brani dello Zibaldone commentandoli brevemente.
Scrittori: Antonio Moresco, Elisabetta Rasy, Tiziano Scarpa
Critici: Lanfranco Binni, Luigi Blasucci, Fiorenza Ceragioli, Gilberto Lonardi
Studosi: Carlo Bernardini, Giorgio Stabile
e inoltre: cittadini, professori e studenti della Sapienza e delle altre università di Roma, docenti e studenti delle scuole, e l’Umana Compagnia.
A cura di Novella Bellucci e Franco D’Intino. Con il sostegno di “Lingue in transito” e Fondazione Christian Cappelluti. Con la partecipazione della Casa delle Letterature. Testimonianza di Mario Martone. Legge in inglese Giorgio Mariani. Coordina: Felice Cimatti. Saluti di Federico Masini e Roberto Nicolai.
Miguel Angel Giglio Bravo
Mostre di pittura di Cinzia Beccaceci: “Presenze”
21 NovCon la personale Presenze, la pittrice torna in una rinnovellata forma che non esito a chiamare “maturo periodo chiaro”.
I dipinti si distinguono per una cura lenta e artigianale nella fattura del fondo luminoso e corposo che è luce e materia su cui poggiano delicate o stanno sospese in levitazione le figure, siano esse oggetti, come nella maggior parte dei casi, o evocazioni di umani.
Esiste pure una varietà di temi che non rinnegano mai la forte matrice comune, cioè la sorpresa ingenuità che osserva il mondo, sia quello vicino delle nature morte con gli oggetti comuni, che quello lontano dei temi storici o ecologici.
E’ così che nelle opere di Beccaceci prevale una magica quotidianità, dove la materia pittorica e la luce si fanno odor di pane fresco, dove i colori gioiosi fanno sentire la brezza che fa svolazzare i vestiti appesi ad un improbabile filo del bucato. In questi dipinti le porcellane della nonna hanno il valore delle cose di seconda mano, già usate da chi amiamo e le sedie colorate sono quelle lasciate in disordine dopo una rumorosa e affettuosa riunione di famiglia.
Quella che un tempo chiamai la poetica dell’abito appeso, si riconferma nel 2013 come la nostalgica forma dell’illustre assente; che siano sedie traballanti o pile di piatti in un disequilibrio lasciato dall’umano che era lì un momento prima, questi riportano l’attenzione sull’uomo la cui “presenza”, appunto, pesa proprio in quanto assente.
L’oggetto di uso quotidiano appare appena abbandonato o lasciato sul ripiano in una sospensione temporale che è tutta attesa del ritorno, tutta vuoto da riempire, tutta silenzio da colmare. Per questo nelle opere di Beccaceci non c’è bisogno di tridimensionalità pittorica, perché la terza dimensione è già negli occhi e nel pensiero di chi guarda, già è tutto nel vissuto familiare che ora si va ad evocare.
La presenza dell’uomo che non c’è a maggior ragione pesa in opere come E’ finito l’ossigeno, dove l’agire umano non è più operoso fare quotidiano, ma danno permanente. La fabbrica è una sega dai denti aguzzi e fatali che taglia gli alberi dalla base e li capovolge in un’azione contro natura in cui gli alberi sono se stessi, ma anche la metafora delle vittime dei veleni delle industrie spietate che tutti conosciamo.
Da tempo l’artista mancava con una sua personale; la sua poetica è rimasta coerente negli anni e insiste, fortificata, nelle opere nuove.
E’ un miracolo che Cinzia Beccaceci sappia dipingere tutti questi temi con la stessa gentilezza appassionata.
Virginia Properzi